Molestie: l’art. 609-septies salva gli stupratori?

(Photo by Hollie Adams/Getty Images)

Negli ultimi giorni è riscoppiato il caos per un altro caso di molestie verso una donna. Questa volta ad essere coinvolto è stato anche il figlio di un noto personaggio televisivo. Proprio il padre del ragazzo si è reso protagonista di un video di dubbio gusto che è stato postato sui vari social. Nel video in questione l’uomo ha puntato il dito contro la vittima, colpevole di non aver denunciato subito il fatto, risultando quindi poco credibile.

Questa accusa porta a fare un collegamento immediato con l’art 609-septis del codice penale. Un articolo che in pochi conoscono ma che è molto controverso. Esso “Prevede che lo stupro e altra violenza sessuale siano perseguiti solo dopo che la vittima abbia presentato querela di parte. Per presentare tale querela, la vittima ha 12 mesi dalla data del reato”.

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La vittima ha quindi solo un anno di tempo. Ciò che sorge spontaneo è chiedersi perché sia stato dato un tempo massimo. Come si può dire a una vittima che deve metabolizzare il suo dolore in soli 12 mesi perché altrimenti nessuno la ascolterà? Dare un tempo massimo significa ignorare ciò che la vittima sta provando. Denunciare un crimine non è facile, ancora meno è sporgere denuncia contro un molestatore. Se si analizza solo il caso italiano si vede come le vittime siano spesso soggette del “victim blaming”. Quest’ultima è una pratica che colpevolizza chi è vittima di stupro e non lo stupratore. “Perché sei andata lì da sola?”, “Perché ti sei vestita così”, “Era solo una ragazzata, hai esagerato”. Tutte queste frasi sono un esempio perfetto di colpevolizzazione della vittima. Si porta via l’attenzione dal colpevole e la si fa ricadere tutta sulla vittima che non ha nessuna colpa.

E’ facile capire che denunciare in queste condizioni diventare davvero difficoltoso. Il tutto è aggravato da tutte le emozioni che può provare una vittima: vergogna, rabbia, paura, frustrazione, trauma e conseguente rimozione dell’accaduto. Sono tutti fattori che rallentano il processo e contribuiscono a non denunciare immediatamente. Probabilmente, se le vittime non avessero paura di essere giudicate come non attendibile non si farebbero tutti questi problemi a rivolgersi alle autorità competenti.

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Quando si legge articolo 609-septies sorge un’altra domanda. Quanti stupratori sono a piede libero grazie a tutto ciò? Anche in questo caso la risposta potrebbe infrangere ogni più rosea previsione. Non è chiaro come mai per un crimine così delicato sia stata imposta una sorta di data di scadenza. Un termine che condanna a un senso di impotenza totale le vittime. E’ quasi come dir loro “Guarda che se non denunci entro un anno il tuo abuso non sarà mai esistito”. Dopo 12 mesi un molestatore sarà a piede libero mentre una vittima innocente sarà attanagliata dal senso di colpa e dalla rabbia per non aver agito prima. Non si tratta di un atto che viola solamente il fisico di una persona ma è sono crimini che condizionano pesantemente anche a livello psicologico.

Questo articolo non sarà forse figlio di una mentalità pro victim blaming? Il prodotto di una grossa fetta di popolazione che è ancora in dubbio se credere o no a una vittima di violenza e che sta facendo molto poco per cambiare le cose. La legge dovrebbe occuparsi di risolvere i crimini e non di dare un tempo al dolore.

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